Cremona al centro di un vero e proprio hub del petrolio che gestisce complessivamente ogni anno la movimentazione e lo stoccaggio di oltre 2 milioni e mezzo tonnellate complessive di prodotti petroliferi, pari a oltre 17 milioni di barili di greggio. In particolare a Cremona sono 380 mila i metri cubi di prodotti stoccabili, pari a circa 2,2 milioni di barili, che riforniscono tutte le principali compagnie petrolifere italiane del gruppo, e da qualche anno anche l’Organismo centrale delle scorte italiane: un ente che opera allo scopo di mantenere le scorte strategiche in vari siti in tutta Italia e che occupa un terzo del deposito cremonese. Numeri che consentono di mettere a nudo gli importanti utili del settore oltre ai potenziali extra profitti generati dalla crisi energetica e dalla volatilità finanziaria. Basti pensare che prima dello scoppio della crisi energetica del dicembre 2021, resa ancora più impattante dalla guerra russo/ucraina, il prezzo del barile è passato da una valore di circa 70 dollari a barile dell’autunno 2021 ai 115 dollari del 24 febbraio 2022, data d’inizio del conflitto bellico.
A Cremona, saranno pure sparite le torri metalliche della vecchia raffineria, ma nonostante i problemi processuali degli scorsi anni, l’attuale sito gode di buona salute finanziaria e copre ancora un ruolo di rilievo. Nel 2010 la compagnia petrolifera ha infatti interrotto l’attività di raffinazione presso il sito di Cremona ma negli anni ha confermato e rafforzato le attività di ricezione, stoccaggio e distribuzione di prodotti petroliferi attraverso un esteso polo logistico integrato. Da Genova a Venezia il sistema logistico utilizzato da Tamoil ha il suo baricentro nel in quella che viene ribattezzata “Po Valley”, ovvero un bacino d’utenza caratterizzata da elevati consumi sia di carburanti che di prodotti ad uso industriale, dove Cremona è il centro di riferimento. Il polo cremonese risulta infatti connesso direttamente attraverso delle pipeline dedicate alle raffinerie della Esso/API di Trecate e quella Eni di Sannazzaro, e dopo recenti investimenti, il sistema di oleodotti di proprietà consente l’utilizzo multidirezionale nei collegamenti anche con Lacchiarella, garantendo la possibilità di import diretto di prodotti finiti da Genova. Tra nuovi investimenti, stoccaggio, chilometri di oleodotti e pipeline a spiccare verso l’alto, come le vecchie colonne di raffinazione, sono ora gli importanti utili che rimangono a totale appannaggio di società quotate e che non vengono nemmeno in minima parte redistribuiti per progetti di tutela e bonifica dei territori ospitanti gli impianti
In attesa dei dati consolidati del 2022, il fatturato della Tamoil Raffinazione S.p.a. nel 2021 ha nuovamente superato quota 15 milioni di euro e che ha raggiunto un utile complessivo di triennio di oltre un milione e mezzo.
Questi dati, che delineano un settore ad altissima remunerazione, stridono con il risarcimento di solo un milione di euro provvisionale riconosciuto a fronte di sentenza definitiva per danno ambientale e gli impegni finanziari presi dalla società per garantire la salubrità di suolo e falda della città di Cremona e ritenuti insufficienti da associazioni e dalle canottieri.
In più occasioni i rappresentanti ed i legali della Bissolati hanno infatti denunciato l’inadeguatezza ed il cattivo funzionamento dell’attuale barriera idraulica implementata per contenere le sostanze inquinanti in falda, paragonandola ad un inutile straccio utilizzato per asciugare un’intera cucina allegata.
Marco Degli Angeli