Terre di Lombardia: Cilavegna, tra storia e memoria

Cilavegna si trova in Lomellina. L’origine del suo nome deriva da due parole: «Cella» che richiama al significato di “Deposito dell’Annona Militare” un insediamento lungo le vie dell’Impero, con un sistema di approvigionamento delle derrate alimentari per le truppe dal termine e «Vigna» che indica la coltivazione prevalente in questo luogo di vigne. Esiste un piccolo Santuario di S. Anna sulle rive del canale Quintino Sella, edificio sacro dedicato alla mamma di Maria, ricco di storie e leggende, noto anticamente come “Gesiolo della Calderlina”.

Poi vedremo una chiusa o meglio un sub diramatore chiamato il “Castello” che era l’alloggio per chi alla fine del 1800, doveva controllare la portata delle acque. Il Canale Quintino Sella costruito tra il 1870 e 1874 che è il principale braccio del Canale Cavour e serve per l’irrigazione delle provincie di Novara e Pavia, e anche per la produzione di energia idroelettrica.

Quintino Sella fu scienziato, politico ed alpinista a cui gli verranno dedicati alcuni rifugi d’alta quota. Il primo documento dettagliato e preciso intorno al paese è costituito dalla concessione di Re Berengario I, del 915 D.C. Altre antiche denominazioni della località sono state Cilavinnis, Cellavegna, Celavegno.
Cilavegna nota per i suoi asparagi rosa, conosciuti fin dal tempo dei Romani e dove esiste un famoso aneddoto su Giulio Cesare raccontato da Plutarco, dove il condottiero quando si fermò a Milano invitato a cena da un ricco patrizio, gli offrì un piatto di asparagi con burro fuso. La tradizione popolare raccontava che in passato l’asparago era adatto contro i veleni, come rimedio per il mal di denti e un efficace afrodisiaco.