Per foraggio si intende la parte vegetativa di una pianta destinata, anche dopo alcune trasformazioni, ad alimentare il bestiame. Frutti e semi rientrano nel foraggio se sono raccolti insieme alla parte vegetativa, altrimenti se raccolti a parte, questi ultimi, sono considerati concentrati.
In questo modo si sono nutrite per secoli e secoli le vacche di tutto il mondo, ma da qualche decennio l’alimentazione delle mucche era stata stravolta e ai nostri cari ruminanti completamente erbivori si era cominciato a dare farine animali. Risultato? Epidemie di mucche e di uomini, anche se alcuni scienziati sostengono che non fossero le farine in se, ma che le farine fossero contaminate. E allora io mi chiedo: chi ha prodotto tali farine contaminate ha forse pagato?
Sta di fatto che nel 2000 la crisi acuta della “mucca pazza” aveva fatto sospendere l’uso di farine animali. Il contagio della Bse, l’encefalite spongiforme bovina, fu devastante: 190mila casi accertati nel mondo e 225 morti ufficiali per la sua variante che attacca l’uomo. Due decessi furono registrati anche in Italia.
Ora si ritorna a parlare di farine animali prodotte con scarti di macelleria.
L’Unione Europea le permette per polli, maiali e pesci. Le permetterà ancora anche per le mucche? Speriamo proprio di no.
Come si possa pensare di stravolgere le abitudine scritte nel DNA di una specie sembra una follia, ma l’uomo, per il Dio Profitto è capace di questo e altro.