È ormai una corsa contro il tempo del governo indonesiano e delle organizzazioni ambientaliste per salvare gli orang-outan dell’arcipelago dai roghi devastanti che stanno distruggendo le foreste, mettendo ancora più a rischio la sopravvivenza di questa specie a rischio di estinzione. Gli incendi che hanno colpito ampie regioni dell’Indonesia negli ultimi mesi hanno rilasciato nell’atmosfera enormi quantità di gas serra, secondo gli ambientalisti addirittura superiori a quelle prodotte dalle industrie statunitensi. Tra gli effetti collaterali del migliaio di roghi indonesiani, oltre allo smog, alla chiusura delle scuole e ai voli cancellati, nel conto ora bisogna inserire anche le minacce alla sopravvivenza degli orang-outan. Tra le cause principali degli incendi si deve segnalare anche la deforestazione selvaggia che in Indonesia viene praticata da anni, soprattutto per far posto alle piantagioni della palma da olio, un prodotto sempre più richiesto a livello internazionale.Gli orang-outan sono oggi vittime dell’aria irrespirabile che ha provocato malattie, denutrizione e choc di adattamento a causa di un habitat ridotto a un’estensione desolante e desolata di terra bruciata. I ricercatori sull’isola di Borneo stanno valutando un’evacuazione di massa mai tentata prima lanciando nelle foreste squadre di ricerca per recuperare gli esemplari terrorizzati e in fuga. “Quando siamo arrivati, racconta un volontario, gli orang-outan erano molto, molto, deboli. Abbiamo dovuto usare dei sedativi per evacuarli perché tendono a fuggire il contatto con l’uomo”.In un centro di assistenza sull’isola di Kalimantan, sedici baby orang-outan sono stati posti in isolamento a causa delle infezioni prodotte dalla prolungata esposizione ai miasmi dei roghi prodotti sull’isola di Borneo. “I roghi quest0anno sono molto diversi dal solito. La foresta di questa regione è diventata troppo pericolosa per gli orang-outan, spiega Denny Kurniawan, responsabile del centro di Kalimantan. Gli orang-outan sono molto importanti per la vita delle foreste, i polmoni del pianeta, perché contribuiscono al rimboschimento naturale”.