Parliamo del team di ricercatori di Pisa, hanno scoperto grazie alla combinazione di tecniche di chemo-genetica e risonanza magnetica funzionale, hanno osservato in tempo reale le regioni cerebrali che si accendevano. Grazie a questa combinazione sappiamo come funziona la “molecola della felicità”.
Lo studio dell’Università di Pisa, pubblicato su Cell Reports, è il risultato della collaborazione tra il gruppo di ricerca guidato da Alessandro Gozzi del Center for Neuroscience and Cognitive System dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Cncs-Iit di Rovereto) e quello di Massimo Pasqualetti del dipartimento di Biologia dell’ateneo pisano. Insieme hanno osservato in tempo reale e ripreso ciò che accade nel cervello quando è stimolato dalla serotonina.
- I ricercatori dell’ Università di Pisa: Giacomo Maddaloni, Sara Migliarini, Massimo Pasqualetti
- Gruppo di ricercatori dell’ CNCS – IIT di Rovereto: Marco Pagani, Carola Cannella, Alessandro Gozzi, Patrizia Floris, Alberto Galbusera, Alessia De Felice
Per poter catturare pochi secondi di felicità ci sono voluti quattro anni di lavoro, svolgendolo su due binari: da una parte la chemogenetica per lo sviluppo di un modello animale in cui, attraverso la somministrazione di un farmaco, sono stati attivati selettivamente i neuroni che producono serotonina. In una fase successiva, la ricerca ha potuto imboccare il secondo binario: l’osservazione delle reazioni intracellulari attraverso la risonanza magnetica funzionale.
“Solo grazie alla combinazione delle due tecniche abbiamo potuto vedere, nel dettaglio e minuto per minuto, che questa specifica popolazione di neuroni attiva tutti i distretti del cervello, ma non nello stesso momento. Le aree che si sono accese in una manciata di secondi sono l’ippocampo e la corteccia cerebrale, non a caso le due regioni deputate a regolare il comportamento emotivo. Proprio le due strutture cerebrali che mostrano deficit funzionali nel caso di patologie neuropsichiatriche come la depressione”. ha piegato Massimo Pasqualetti.
In particolare, lo studio è basato sulla scansione temporale che rivela la quantità di sangue raggiunta in un dato distretto cerebrale. Così l’occhio umano ha potuto finalmente vedere, sulle cavie in stato di sedazione, dove i neuroni del cervello hanno lavorato di più.
Le scoperte in questione ci aiuteranno a svelare il meccanismo della neurotrasmissione serotoninergica ma soprattutto ci aprono la strada a una maggiore comprensione e quindi a possibili nuove cure, di importanti patologie come l’ansia, la schizofrenia e l’autismo.
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