Minacciato dalla deforestazione selvaggia e dai bracconieri, l’orango è sempre più a rischio estinzione. Nel solo Borneo negli ultimi 16 anni sono scomparsi 100mila esemplari: un massacro silenzioso e sottovalutato. Per festeggiare questo primate e sollecitarne la difesa c’è (anche) una giornata internazionale, fissata il 19 agosto (quest’anno cade di domenica). L’orango oggi è considerato dalle associazioni ambientaliste la principale vittima dell’industria dell’olio di palma: per aumentarne la produzione e rispondere alla crescente richiesta di questo prodotto – utilizzato nel settore alimentare, in quello della cosmesi e come bio-carburante – intere foreste sono state abbattute per far posto a piantagioni di palme da olio. Greenpeace stima che ogni giorno perdiamo per questo motivo 25 oranghi e ha lanciato così una petizione contro l’olio di palma. Gli oranghi hanno visto il loro habitat sparire progressivamente, tra il Borneo e Sumatra, e si sono ritirati in piccole aree, spesso in montagna. In altri casi scendono a valle, nelle aree agricole, in cerca di cibo, finendo vittima degli agricoltori che li uccidono perché rovinano i raccolti. Oppure diventano facile preda dei bracconieri, che danno la caccia agli oranghi per rivenderne illegalmente la carne. Il Wwf è impegnato dal 1970 in programmi per la tutela della specie, in collaborazione con gruppi internazionali e locali. Il programma prevede azioni per la salvaguardia dell’habitat, la promozione di un’agricoltura sostenibile, iniziative di lotta al commercio illegale.
