Dove sono finiti i diritti dei bambini?

Laboratorio Salute: Dove sono finiti i diritti dei bambini?

Durante questa puntata di Laboratorio Salute tratteremo tre diversi argomenti.

Nella prima parte affronteremo con il dottor Daniele Novara, pedagogista, counselor e formatore, e fondatore del CPP – Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti affronteremo la questione pedagogica dei bambini ai tempi di coronavirus (chiusura delle scuole, didattica a distanza, dimenticanza dei bambini dai parte del governo in tutte le sue sfaccettature). I bambini sono stati dimenticati dall’immaginario collettivo!

Era stato lo stesso pedagogista Daniele Novara a dare voce nei giorni scorsi alle preoccupazioni e anche allo scontento del mondo della scuola per l’incertezza con cui si sta procedendo e a chiedere che, visto che ormai è chiaro che l’emergenza Covid-19 durerà ancora a lungo e avrà un impatto non indifferente sul prossimo anno scolastico, ci si organizzasse in maniera più strutturata, coinvolgendo esperti e tecnici dell’educazione ma anche psicologi, psicoterapeuti e pedagogisti, per trovare soluzioni non solo per quanto riguarda l’anno scolastico ma anche per mitigare il più possibile gli effetti complessivi della chiusura delle scuole su bambini e adolescenti.

Asili Nido e Scuole dell’Infanzia nuovamente aperti da giugno.

Riaprire ai bambini in maniera intelligente, pedagogica e sanitariamente sostenibile vuol dire evitare di seguire idee eccentriche e creare le giuste alleanze fra mondo della scuola, della pedagogia, dell’educazione e quello della salute, della medicina e della sanità.

Si tratta di avviare un processo graduale che, iniziando dall’estate, porti nel prossimo anno scolastico una maggior competenza organizzativa ed educativa nel gestire la riapertura dei centri per l’infanzia e di fatto anche delle scuole, specie quella Primaria.

La fascia 0-6 anni è l’età più importante: si creano tutti gli automatismi neuromotori, psicoevolutivi, emotivi e comportamentali con cui, per il resto della vita, dovremo convivere.
Nell’emergenza Coronavirus, i bambini piccoli sembrano non essere considerati, come se non esistessero, come se la loro limitatezza fisica creasse quasi una sorta di dimenticanza.
Sono talmente piccoli che possono stare lì, davanti a una televisione, appiccicati alla mamma, chiusi in casa per mesi e mesi come se fosse la cosa più normale di questo mondo.

Riconosciamo ai bambini i loro bisogni e troviamo la giusta misura per riaprire la loro vita, altrimenti assisteremo ad una violazione dei diritti dei bambini!

www.cppp.it

Nella seconda parte di trasmissione vi presenteremo “La voce del mare”, un film documentario ideato da Marco Simeoni che intende raccontare, da diverse angolazioni e punti di vista, le emozioni universali e il rapporto che l’uomo ha instaurato con il mare.

ll lungometraggio è stato girato interamente a bordo di una barca a vela che ha percorso una rotta nei mari del Nord Europa a giugno 2017 e nel cuore del Mediterraneo a settembre del 2017. A bordo lo skipper Marco Simeoni, il documentarista Fabio Dipinto e il fotografo Stefano Tiozzo. Il racconto si muove lentamente a bordo della barca attraverso le testimonianze dei protagonisti che con il mare hanno stretto un legame viscerale. La rotta percorsa ha messo i nostri viaggiatori a contatto con personaggi del calibro di Sergi Rodriguez Basolì, viaggiatore in canoa del Mediterraneo, Alessio Bernabò dell’associazione Diversamente Marinai, l’apneista Davide Carrera, la biologa e giornalista Maddalena Jahoda, lo scrittore e appassionato velista Björn Larsson, la velista oceanica Laura Zolo e molte altre realtà che andranno a creare un ricco mosaico del misterioso e affascinante legame che l’uomo ha stretto con il mare.

La Voce del Mare vuole essere un film sull’uomo, sulla trasformazione, sulla vela, sulla speranza. E sul mare. Il proposito del documentario è raccontare emozioni universali quali la paura, il coraggio, l’amore, la sfida e la libertà attraverso le preziose testimonianze dei protagonisti.

www.lavocedelmarefilm.it

Infine avremo come ospite il dottor Stefano Fais, medico chirurgo e Direttore di Ricerca presso l’Istituto Superiore di Sanità ed autore di più di 200 fra lavori scientifici, monografie e libri ed inventore di 10 brevetti.

Il ricercatore ci spiegherà come gli inibitori di pompa protonica comunemente in uso nel mondo come potenti anti-acidi (PPI) siano in grado di rendere le cellule cancerogene e i tumori sensibili all’azione dei chemioterapici, rendendo quindi i farmaci antitumorali più efficaci e avendo di per sé un effetto antitumorale.

Un fenomeno di grande importanza nella terapia dei tumori è la capacità delle cellule tumorali di resistere all’azione di una grande varietà di agenti anticancerogeni, e l’acidità tumorale, specialmente nei tumori solidi, ha un ruolo chiave. Il meccanismo secondo cui l’acidità tumorale riduce l’effetto dei farmaci antitumorali (che sono fondamentalmente tutti dei terribili veleni cellulari) è basato sul fatto che la maggior parte di questi composti sono “basi deboli” (chimicamente parlando). Quindi se si trovano in un ambiente ricco di H+, cioè acido, vengono immediatamente protonati e neutralizzati all’esterno delle cellule tumorali: in poche parole i farmaci vengono bloccati nell’ambiente extracellulare e non entrano nella cellula tumorale. Anche le poche molecole che riescono a entrare, probabilmente mediante una sorta di effetto auto tamponante, sono inglobate dalle vescicole intracellulari acide, che le neutralizzano e/o le eliminano mediante rilascio extracellulare di tali vescicole.

Il loro gruppo è stato il primo al mondo a lavorare sull’ipotesi che una inibizione delle pompe protoniche potesse sia migliorare l’effetto delle terapie esistenti, sia di per sé avere un effetto anti-tumorale.

Comunque, l’ipotesi più stimolante e originale era quella di privare, tramite utilizzo di PPI, le cellule cancerogene delle condizioni per loro essenziali alla sopravvivenza. Questo allo scopo di indurre una sorta di suicidio nelle cellule mediante l’acidificazione intracellulare e la conseguente attivazione di enzimi litici, in grado di indurre una rapida e inesorabile morte cellulare. Gli esperimenti condotti in questa direzione hanno tutti mostrato che i PPI (farmaci come omeprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo, rabeprazolo, già usati per le gastriti), sono estremamente tossici per diverse cellule tumorali umane. I dati da loro ottenuti sono in grande accordo con quanto dimostrato da altri colleghi che utilizzano molecole in grado di inibire altri scambiatori di protoni e ioni come le anidrasi carboniche (1), i symporter come NHE1 (2), e i trasportatori delle monocarbossilasi (3).

Per contatti:

Dottor Stefano Fais

06/49903195

Stefano.fais@iss.it