Chi soffre di diabete ha un rischio 2 o 3 volte maggiore di sviluppare una parodontite, ovvero una malattia infiammatoria cronica delle gengive, rispetto a un soggetto non diabetico. D’altro canto, i soggetti affetti di parodontite, circa 8 milioni in Italia, hanno il 20% in più di probabilità di sviluppare diabete rispetto a soggetti con gengive sane. A mettere in luce un link ben noto nella letteratura scientifica, ma molto meno nella popolazione e tra gli stessi medici, è la Società Italiana di Parodontologia e implantologia Diabete. L’eccesso di zuccheri nel sangue e lo scarso controllo metabolico indotti dal diabete, come spiega il Presidente Eletto Nicola Marco Sforza, sono associati a un maggior rischio di sviluppare parodontite e a una risposta peggiore alla terapia parodontale. Nella direzione opposta la parodontite aumenta il rischio di diabete, ma anche di forme di pre-diabete come la sindrome metabolica, costituendo di fatto una complicanza frequente nei soggetti con diabete, per l’immissione nel sangue di citochine pro infiammatorie, che inducono insulino-resistenza e il conseguente aumento della glicemia. In sostanza chi ha diabete, ovvero circa 4 milioni in Italia, rischia la perdita di denti e le gengive infiammate possono essere un indizio di diabete in soggetti a cui non è ancora stato diagnosticato. Ma serve più informazione e formazione professionale per aiutare i pazienti a conoscere la problematica e indirizzare alle cure giuste. Il tema della cosiddetta parodontopatia diabetica è affrontato in un protocollo sottoscritto dalla Società italiana di Diabetologia (Sid) e Associazione Medici Diabetologi e, più di recente, è stato al centro di un Simposio che ha visto a confronto le tre società scientifiche. Molto importante è il contributo che può arrivare da medici di famiglia e farmacisti, che possono effettuare uno screening iniziale e consigliare il paziente ad approfondire controlli parodontali in caso di diabete. La direzione su cui indirizzare gli sforzi è quindi promuovere la comunicazione ai cittadini e migliorare la formazione dei medici e dei farmacisti attraverso corsi FAD, attività congressuali e periodici questionari di valutazione.