S. Colombano al Lambro deve il suo nome al monaco irlandese San Colombano che convertì l’Europa e diffuse il cristianesimo, e che durante il suo percorso verso Bobbio fondò nel 614 D.C. la celebre abbazia di S. Colombano. Sui declivi della collina un tempo chiamata Brioni o Blioni poi in seguito Monbrione un tempo esisteva il mare e la terra è ricca di fossili marini come bivalve e conchiglie basta smuovere il terreno per vederli. In questa collina lunga 8 km si coltiva l’uva e si produce “il vino di Milano” o meglio il vino dei vecchi milanesi con filari di uva molto caratteristici.
Vi parlerò dei vini nell’antica Roma e di Pompei come il Falernum, il Caecubum e l’Albanum. Non bisogna pensare che quel vino antico sia simile a quello che conosciamo oggi, perché i Romani aggiungevano aromi, miele e spezie per trasformare il gusto. Poi vi parlerò di Fufluns il dio del vino etrusco, il cui corrispettivo greco era Dioniso e poi del romano Bacco.
Vi racconterò perché certi vini di tante regioni si chiamano così come esempio il Lambrusco o il Merlot o ancora il Sangiovese, il Roero Arneis. S. Colombano è la città dove nacque nel 1902 Don Carlo Gnocchi, che fu sacerdote ed educatore e dedicò la sua vita per i più fragili e ai più deboli. Infine vedremo il Castello di S. Colombano e il Ricetto. Nel Castello soggiornò anche Petrarca nel 1353 ospite di Giovanni Visconti arcivescovo e Signore di Milano.