I detriti portati in mare dallo tsunami giapponese del 2011 nascondono un pericolo: dozzine di animali e vegetali potenzialmente invasivi - ovvero che potrebbero riprodursi velocemente soppiantando le specie autoctone - stanno toccando le coste degli Usa. L'allarme è di alcuni ricercatori dell'Oregon, che stanno catalogando le specie presenti su un molo galleggiante arrivato dal Giappone fino a Newport, a nord della California. Secondo alcune stime, più di un milione e mezzo di rifiuti sta galleggiando nel Pacifico, e ogni frammento, dai più grandi ai minuscoli pezzi di plastica, potenzialmente ha un 'clandestino' a bordo: "Il molo galleggiante aveva 'a bordo' dozzine di specie - spiega John Chapman, uno degli esperti al lavoro - abbiamo trovato piccoli granchi, ostriche ed altri molluschi, un assortimento di vermi, una stella marina e diversi tipi di alghe''. ANSA/ OSU HATFIELD MARINE SCIENCE CENTER +++ NO SALES - EDITORIAL USE ONLY +++

Foreste alghe Capraia ‘prevedono’ collasso ecosistema

Cambiamenti nella distribuzione degli organismi nello spazio possono rivelare quando un ecosistema è sull’orlo del collasso. E’ la principale conclusione di uno studio condotto sulle foreste algali dell’Arcipelago Toscano (isola di Capraia) da un’equipe di ricercatori del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e del Mit di Boston. “Graduali cambiamenti nelle condizioni ambientali, come l’aumento della temperatura – spiega una nota dell’ateneo toscano – il sovrasfruttamento delle risorse e la perdita di habitat, possono portare gli ecosistemi sull’orlo del collasso.

Quando un ecosistema si avvicina al punto di non ritorno, diventa maggiormente sensibile a perturbazioni che altrimenti avrebbero effetti trascurabili”. Indicativa la diffusione di una specie in un habitat dove non si dovrebbe trovare: “maggiore è il grado di propagazione, maggiore è la vicinanza del sistema alla soglia critica che lo separa dal collasso”.

I ricercatori pisani, insieme ai colleghi del dipartimento di Fisica del Mit, hanno presentato il primo test sperimentale in natura di questa teoria, utilizzando le foreste ‘in miniatura’ di macroalghe dell’isola di Capraia come sistema di studio, mostrando come lo sfoltimento graduale della foresta, imposto sperimentalmente dai ricercatori, aprisse la strada all’invasione da parte di ‘feltri’ algali, specie di piccole dimensioni generalmente assenti quando la foresta è intatta.