Un algoritmo potrà stabilire la risposta delle pazienti con tumore al seno alle terapie ormonali, aprendo così la strada alle migliori possibilità di cure, più personalizzate. E’ infatti in un frammento di RNA che si nasconde la chiave da cui dipende l’efficacia o meno di queste terapie. È il risultato descritto nella rivista ESMO Open del gruppo di ricerca guidato da Filippo Montemurro, direttore della Breast Unit dell’Istituto Candiolo, dove è già in corso un successivo ampio studio clinico Breast Cancer Project 2, che prevede il reclutamento di 250 pazienti nell’arco di tre anni per validare l’efficacia dell’algoritmo e affinarne la capacità prognostica.
“Studiando l’azione di un micro-RNA tumorale, cioè di un particolare frammento di RNA, abbiamo osservato che quando esso è presente in quantità elevate all’interno delle cellule, il tumore risponde meglio alla terapia ormonale – spiega Montemurro, coordinatore della ricerca -. Questa molecola è inoltre in grado di rendere le cellule tumorali sensibili all’azione degli ormoni persino quando sono prive dei recettori degli estrogeni”. L’osservazione che a diversi livelli di miR-100 corrisponde una diversa sensibilità alla terapia ormonale è stata confermata dai risultati dello studio Breast Cancer Project 1 su 90 donne.
“La ricerca ha mostrato che valori elevati di miR-100 sono associati ad una migliore prognosi in pazienti operate e trattate con terapia ormonale adiuvante – afferma Montemurro -. Sulla base delle informazioni ottenute dall’analisi del tumore prima dell’inizio della terapia pre-operatoria e dopo l’intervento chirurgico è stato quindi creato un algoritmo che assegna al tumore un punteggio che indica il grado di sensibilità alla terapia ormonale”. Una vera ‘firma predittiva’ di tumori ormono sensibili con buona prognosi che per ciascun paziente aiuterà a identificare la terapia più efficace. “Il biomarcatore miR-100 si sta rivelando un promettente strumento per identificare con più accuratezza le pazienti per le quali la sola terapia ormonale è sufficiente per bloccare lo sviluppo del tumore e aumentare le probabilità di guarigione.
L’obiettivo ora – conclude l’esperto – è riuscire a utilizzare miR-100 per migliorare la risposta alla terapia ormonale anche in quel 30-40% di pazienti che oggi devono sottoporsi alla chemioterapia”. (ANSA).